martedì 8 agosto 2017

Corno Piccolo - Il Vecchiaccio (usc. Aquilotti '72) - VI - 210m

Che dire sulla più classica delle classiche del Corno Piccolo? Su roccia clamorosamente magnifica, difficoltà contenute, al sole (forse anche troppo date le temperature di questo periodo), proteggibilissima e attrezzata quello che serve?
Che dire?
Probabilmente l'unica cosa da fare è andarla a scalare.

La bella placchetta rigole dalla sosta del primo tiro
Andare a Prati di Tivo è sempre bellissimo. La vista del Corno Piccolo che incombe e che appare lontano e poco accessibile è una magia che mi pare sia poco apprezzata e compresa da chi governa questi territori.
Credo che "entrare" nella montagna a scalarne rughe e venature mi permetta di godere a fondo della bellezza austera che mostra guardandola da lontano, da sotto. Come se si creasse una speciale intimità.
Questa volta la cordata è inedita. Sono con Marco e Massimiliano, ma un Marco e un Massimiliano diversi.
Ce ne andiamo per il Ventricini, scendiamo nel canale del Tesoro Nascosto e sfruttiamo la ferratina appena riattrezzata. Cavi, ancoraggi e scalette nuovi nuovi, ci portano fino a poco sotto la forcella del Belvedere. Non siamo soli, e sopra di noi una cordata già affronta il fessurone del secondo tiro del Vecchiaccio.


S1
Sotto alle belle rigole che solcano la placca d'attacco ci leghiamo e parto velocemente. E' freschino e cerco di memorizzare la sensazione per provare a portarla a casa.
Salgo con grande gusto più meno dritto per dritto fino al terrazzino erboso dove trovo la sosta.
Recupero i miei due compagni che se la sbrigano in fretta e riparto voglioso per il secondo tiro che spezzerò una quindicina di metri ai piedi del secondo fessurone per evitare attriti esagerati.




L'arrampicata è piacevole e non difficile, la lunghezza è breve e giungo rapidamente alla sosta. A saperlo avrei allungato il primo tiro fin qui.
A saperlo avrei proseguito fino alla sosta successiva.




La lunghezza successiva è veramente entusiasmante su roccia incredibile e passaggi in placca veramente godibili.
Ovviamente invece di seguire pedissequamente le relazioni e spostarmi in cima al pilastro alla mia sinistra che ho costeggiato per parecchi metri, dove ci sarebbero non una, ma ben due soste, proseguo dritto andando verso il diedro del tiro successivo e tirandomi dietro quasi sessanta metri di corda.
Mi ritrovo così a metà strada tra la sosta precedente e quella successiva.
Sulla mia destra vedo la bella sosta a fix e catena inox e faccio un bel traversetto fino a raggiungerla.


I soci in arrivo prima del traverso
In pratica mi ritrovo su una sosta dell'Aquilotti '72. Poco male, mi dico, questo tiro dell'Aquilotti è molto bello e con un bel traverso porta alla penultima sosta che le due vie hanno in comune.




Con gran gusto mi avvio lungo la fessura obliqua. L'aderenza che offre la roccia, i numerosi buchetti, le rigolette presenti permettono una facile arrampicata, gustosa, di grande soddisfazione.
Faccio una sosta intermedia prima dell'ultima, quella sotto la fila di chiodi a pressione. Poi finalmente siamo all'ultimo tiro.
La giornata si è fatta bollente e, nonostante la buona quantità d'acqua che ci siamo portati, sento una certa arsura. Probabilmente il gran caldo ha fatto desistere più d'uno, perlomeno a venire su una parete sud-ovest. Intorno a noi abbiamo visto solo due cordate.
Molte di più ne incroceremo che sono salite dalla nord.

La fila dei chiodi Cassin
Marco e Massimiliano arrivano in sosta e dopo aver sistemato un po' le corde attacco l'ultimo tiro.
Data l'ora e la conigliaggine mi azzero senza vergogna la placca. Tanto c'è da scalare anche il traverso finale che, anche questa volta, mi pare più duro del millantato V che ha affibbiato come difficoltà.
Dopo l'ultimo chiodo a pressione, su cui è molto salutare non volare, il traverso si presenta avaro d'appigli, con piedi da spalmare su roccia perfetta ma sempre da spalmare e una fessura un po' svasa che non regala granchè.
Per fortuna è possibile proteggere facilmente con un paio dei friend e così alla fine riesco a vincere il traverso e, imboccato il secondo diedro, esco con fatica dovuta all'attrito delle corde in cima alla seconda spalla.

Troviamo compagnia in cima
Recupero per l'ultima volta i miei due soci. Faremo una interessante fotografia che dedicheremo a Carlo e poi scenderemo a prendere le doppie della nord.

A questo punto sarebbe ora del giudizio sulla salita. Come ho detto prima, però, che cosa c'è da dire su una via del genere.
Andate a scalarla.

Accesso

Giunti ai Prati di Tivo si prende la funivia che sale alla Madonnina. Da lì si percorre il sentiero Ventricini sotto tutta la parete Nord, si supera la prima spalla e si giunge ad una forcella da cui parte il tratto attrezzato del Ventricini. Si segue il cavo metallico, si raggiunge il fondo del canale del Tesoro Nascosto, si risalgono le scalette fino ad arrivare poco sotto la forcella del Belvedere (inconfondibile). Sulla verticale di una bella placca segnata da evidenti rigole si trova l'attacco (45 min circa)
Alternativamente si può salire con l'auto fino alla piana del laghetto prendendo la strada che dai Prati prosegue a sinistra. Lasciata l'auto si sale l'Arapietra in direzione dell'albergo diruto e poi verso la stazione di monte. Si prosegue come sopra (45 min circa fino alla Madonnina)

Materiale

nda, utili friend medi e grandi, anche i tri-cam tornano molto utili, diverse fettucce e cordini per allungare le protezioni, almeno una decina di rinvii per il tiro finale, due mezze corde. 

Relazione

L1 - III+ - 40m
Salire dritti puntando alle belle rigole puntando ad un'evidente fessura fino a giungere ad un comodo terrazzino erboso. Sotto la fenditura si trova la sosta (sosta attrezzata su 2 ch.)

L2 - IV - 50m
Si attacca la larga fessura che si percorre fedelmente (possibile sosta intermedia con fittone resinato e cless.) dopo aver incontrato un tricam incastrato si esce in placca verso un chiodo a destra fino ad un'altra fessura. Si prosegue in placca e appena dopo si esce a sinistra su un ripiano dove si trovano due soste (fitt. res., cless., tricam, 2 ch., sosta su 2 ch.)

L3 - IV+ - 45m
Dalla sosta si esce a destra, si supera un chiodo, e si aggira un tetto sulla sinistra. Si prosegue lungo un diedro-fessura, 1 ch. in placca, poi di nuovo a destra e poi fessura e rivoli (2 ch.) per obliquare infine a sinistra e raggiungere una comoda sosta (3 ch., sosta attrezzata su ch. e cless.)

L4 - V - 25m
Si obliqua verso destra, 1 ch., per puntare in alto alla bella placconata del muro finale della parete, verso una rampa obliqua. Su di essa la sosta proprio sotto la fila dei chiodi a pressione dell'Aquilotti '72 (2ch., sosta 3 ch.)
L5 - VI opp. V+ e A0 - 50m
Dalla sosta si sale per placca seguendo la lunga fila di chiodi a pressione, puntando ad un prominente strapiombo. Finita la fila dei chiodo si devia decisamente a sinistra (allungare bene le protezioni per evitare attriti) verso un altro chiodo lontano e poi si segue la fessura che incide la base dello strapiombo con difficoltà fino ad una più facile placca. Si può obliquare ancora a sinistra oppure salire dritti con difficoltà analoghe lungo due diedri paralleli (16 ch. a pressione, sosta su 2 spit) 



Discesa

Si può scendere per il Bonacossa facendo la prima doppia in corrispondenza dell'uscita. 
Oppure si scende con attenzione verso un profondo intaglio in direzione nord ci si passa in mezzo senza incastrarsi troppo e si guadagna la sosta di uscita delle vie della parete Nord. Si effettua la prima doppia puntando al retro del massone arrotondato (attenzione 60m precisi). Si va a prendere una sosta alla sinistra del grande massone arrotondato, faccia a valle.
Poi fino alla sosta con catena di Sua Mollosa Grossezza. L'ultima doppia di 55m conduce a terra.

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