mercoledì 24 maggio 2017

Corno del Catria - Un Mercoledì da Leoni - 170m - VI+

Dopo una bella pausa dalle fatiche invernali si torna (finalmente) un po' in ambiente in un luogo che mi era completamente sconosciuto e che offre scorci sorprendenti e molto belli, lungo una via piacevole, no stress, dalla roccia, tutto sommato, accettabile.
Ovviamente la differenza la fa sempre la compagnia.

In vetta al Corno dopo aver arrampicato
Si parte abbastanza presto ma d'altronde ci vogliono un paio d'ore per arrivare in loco, dobbiamo fare un paio di soste per caricare altri compagni, siamo in sette, e c'è da percorrere una lunga sterrata fino ad un rifugio abbandonato.
Tra una chiacchiera e l'altra, trasbordi di persone dentro il fuoristrada, altre chiacchiere, giungiamo a destinazione e, fatti gli zaini, ci incamminiamo verso la nostra meta immersi in un bosco di rara bellezza.


In pratica arriviamo quasi in vetta al Corno del Catria e da alcune rocce che guardano Isola Fossara allestiamo un paio di doppie da poco meno di sessanta metri che ci depositano, comodi comodi, sul sentierino che proviene dalla lunga cresta alla nostra destra e che va verso l'attacco della via.


A sinistra la placca e il diedro percosi dal terzo tiro della via
L'ambiente è veramente suggestivo ma siamo accompagnati da un vento teso che abbassa sensibilmente la temperatura della altrimenti bellissima e calda giornata. Non appena andiamo sottovento, infatti, la temperatura si fa bollente e, nei pochi minuti che impieghiamo ad arrivare alla base del primo tiro, mi ritrovo ad allacciare e slacciare il gilet varie volte.
Il posto è veramente affascinante: l'attacco della nostra via è nei pressi di un bell'antro di calcare grigio compatto, una parete che quelli forti chioderebbero con gusto.

La famosa e lunga cresta
Il bellissimo diedro del primo tiro
Ci siamo divisi in tre cordate, io e Marco partiremo in mezzo. Alessandro attacco il diedro. Il ragazzo è forte, il tiro è molto ben chiodato e senza farsi pregare se ne va. Quando tocca a me sono infreddolito dal vento gelido ma la roccia è calda, baciata dal sole e ho una gran voglia di arrampicare.
L'attacco non è banalissimo, ma è tutto ben protetto, anzi fin troppo e occorre dosare bene i rinvii per non trovarsi sprovvisti in alto. La roccia è molto buona in basso, peggiora verso la fine del lungo tiro.
In alto una catena permette di uscire nel canalino erboso e pieno di breccia evitando così di scatenare una pioggia di sassi sulla testa del socio.

L'attacco del secondo tiro
Marco attacca il secondo tiro che percorre un tratto di crestina. La roccia è un po' discutibile e il vento si è fatto teso e fastidioso. In compenso in sosta siamo compressi come sardine ma si ride e si scherza.
Sentirsi in mezzo al rumore del vento è veramente complicato ma in qualche modo capisco che Marco è arrivato e mi sta recuperando e così parto pure io. Nei passaggi più esposti lo zainetto che porto sulle spalle mi fa effetto vela e la sensazione è decisamente fastidiosa.
La sosta del secondo tiro si trova in una grossa nicchia dopo il pendio erboso che spezza la continuità della scalata, ma con Marco decidiamo di risalire il successivo diedrino e far sosta in cima a quest'ultimo: evitiamo così giri strani di corda, attriti e compagnia varia.


L'attacco del terzo tiro dalla sosta in cima al diedro
Il tiro tocca a me. Aspetto che la cordata a tre che ci precede mi stia ben lontana e lo attacco. La roccia è abbastanza buona pur dovendo prestare la giusta attenzione, si scala bene anche se riuscire ad integrare non è proprio immediato nella prima parte del tiro. Così, per evitare di perdere tempo, punto dritto al primo chiodo e da lì proseguo abbastanza spedito.
In alto la roccia è da saggiare un po' ma è solida quello che serve.
Arrivo all'ultima sosta prima della cima, alla base di un canalaccio: gli amici avanti a noi percorreranno la variante di destra (o meglio, una variante di destra, essendosi infilati dentro al caminetto invece che puntare alla crestina), noi saliremo a sinistra per placca e poi cresta.
Il tiro è banale ma la roccia infame.


La variante della variante...
Marco parte tenendosi troppo a sinistra ma riesce comunque a risolvere facilmente la situazione. Dopo poco sparisce alla vista: non dovrò attendere molto per sentirmi tirare. Il vento non fa sentire una cippa.
Attacco ed evitando accuratamente di non tirare giù roba agli amici sotto me ne vado imprecando un po'. Esco con in faccia il vento.



Siamo in cima.
L'ambiente, il paesaggio, l'atmosfera sono veramente bellissimi.
Si fanno battute, si scherza, io già pregusto la birra di fine giornata, passata in uno dei migliori modi che conosco.

Accesso

Giunti a Terni si prosegue per Spoleto e poi verso Foligno. A Foligno si prosegue lungo la Flaminia verso Scheggia e poi si svolta verso Isola Fossara. Giunti a Chiaserna si imbocca una sterrata che parte nei pressi di una casa forestale bianca e diruta. Si prosegue lungo la sterrata con difficoltà (consigliato fuoristrada) fino a giungere, dopo sei tornanti, nei pressi di un rifugio. Si parcheggia, si prosegue a piedi fino ad un tornante e per tracce di sentiero si gauadagna la cima del Corno del Catria. Poco prima, sul versante che guarda Isola Fossara, sono presenti degli ancoraggi per due doppie da poco meno di 60m. Si giunge su un sentiero che prese verso destra faccia a valle, porta in vista della bella cresta che sale da valle. Si prosegue lungo il sentiero e perdendo quota e traversando verso destra porta nei pressi dell'attacco della via.

Materiale

corda intera da 70m o due mezze, 14 rinvii, qualche fettuccia per allungare le protezioni, qualche friend medio perintegrare se ritenuto necessario, cordini per attrezzare le soste.

Relazione

L1 - VI+ - 30m
Si attacca in obliquo, passaggio chiave dopo il secondo spit, verso sinistra per riuiscire a salire e guadagnare il diedro. Con minori difficoltà si prosegue fino ad un terrazzino e con attenzione si sale sfruttando la placca sinistra del diedro fino a giungere ad una sezione di rocce articolate cui porre attenzione fino nei pressi di una catena che permette di non tirare giù ghiaia ed entrare nel canalino che ospita la sosta (numerosi spit e chiodi, sosta attrezzata su due spit)

L2 - V+ - 60m
SI attacca su roccia non sempre impeccabile, si giunge ad una pancetta che si supera con passo lievemente più duro fino ad un tratto verticale che nasconde il pendio erboso. Si prosegue verso destra ad un piccolo antro oltre il quale si trova un canalino. Se si riesce salire il canalino e far sosta alla base della successiva placca (spit e chiodi, sosta da attrezzare su 2 spit)

L3 - V - 50m
Si attacca la bella placca, provando ad integrare se ritenuto necessario, seguendo le protezioni in direzione di un tetto sul filo di cresta. Si traversa sotto di esso e si prosegue verso destra superando due fix con molto filetto fuori. Si guadagna il diedro e si prosegue in verticale fino ad un canale ghiaioso dove, sulla placca di sinistra, si trova la sosta (spit e chiodi, sosta da attrezzare su 2 spit)
L4 - IV - 30m
Si scala la parete sopra la sosta tenendosi più o meno al centro fino alla cresta. Poi verso destra sempre più facilmente fino ad un masso prima della vetta dove si trova la sosta (qualche spit, sosta da attrezzare su 2 spit)

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