lunedì 6 luglio 2015

Corno Piccolo - Gigino Barbizzi - 180m - V-

Via niente affatto banale come il quarto grado raccontato dalle guide potrebbe far sembrare, se non altro perchè gli apritori (Florio, Saladini ed Alesi, anno 1964) l'avevano gradata IV+ e perchè il primo tiro non è proprio un "quarto".
Fatto sta che le fessure d'attacco, facili a vedersi, non regalano proprio nulla e sono da scalare con decisione.

Il bellissimo sistema di fessure che costituisce il primo tiro della via

La via risale il pilastro che sostiene in alto il primo gendarme alla destra del secondo salto della cresta NE del Corno Piccolo, sfruttando camini, canali e fessure più o meno larghe per guadagnarne la cima.
La funivia che apre alle 9.00 del mattino permette un discreta dormita per chi deve farsi due ore di automobile, ma è decisamente pessima. Per fortuna che in una ventina di minuti si raggiunge l'attacco.
Il caldo soffocante che si vive in città, là sotto, è sostituito da una tenera brezza che mi consiglia una maglietta di cotone a manica lunga. A tratti, più in alto, godrò anche di una sensazione di fresco intenso.



Il primo tiro è faticoso, ben proteggibile, ma decisamente fisico, anche se non mancano passi un pochino più simpatici, qualcosa in aderenza su roccia, come dice il mio buon compagno di cordata Matteo, "commovente". Dopo una quarantina di metri giungo in sosta, relativamente comoda ma a prova di bomba!



Matteo, sempre disponibile a caricarsi lo zaino arriva su con un certo affanno: in alcuni punti non gli è stato facile gestire l'ingombro che aveva dietro le spalle e il peso in più non è stato d'aiuto certamente.
Cerchiamo di velocizzare le operazioni. Il secondo tiro parte subito a sinistra per poi addrizzarsi. Sarei invogliato a salire più dritto rispetto alla sosta, ma alcuni alpinisti alla base, che andavano a fare la Saladini-Alesi ci hanno ammonito sul fatto che la via può trarre in inganno e va un po' ricercata.

Effettivamente, non appena affrontato lo spigolo si rivela una facile placconata ben lavorata che permette di salire lungo il pilastro che fino a quel momento avevamo lasciato sulla sinistra.
Mi sono scaldato, anche mentalmente e mi godo tantissimo la sensazione della roccia sotto le mani, la ruvidità, la bellezza dell'arrampicata, cercando sempre di controllare la direzione che comunque è abbastanza intuitiva.
Percorro così una facile fessurona che mi porta fino ad un tratto di rocce più rotte. Più volte, sotto ho cercato la sosta, ma ho sempre cercato dentro il canalino. Quando arrivo in corrispondenza di un cordone nero su masso incastrato rafforzo la sosta e mi guardo intorno.


Vedo così, facendomi una risata, una sosta fotonica su spit a non più di un metro e mezzo da me, sulla destra.
Poco male. Matteo arriva preciso come le tasse e si alloggia là.
Riparto poco dopo seguendo la logica prosecuzione della fessura-camino.


Esco verso la cima del pilastro, puntando prima ad un cordone su clessidra e proseguendo verso sinistra fino in cima al pilastro, dove trovo una sosta su spit che decido di saltare, concatenando così il terzo ed il quarto tiro. L'attrito delle corde si fa subito micidiale, ma l'arrampicata è facile e lungo il camino si protegge benissimo. Mi diverto a piazzare i camalot delle misure più grandi fino ad arrivare nei pressi di una specie di grotticina.
La corda è quasi finita. Vedo un chiodo vecchio e uno più in alto con un cordino appeso. Lo saggio, ma si muove e non trovo dove rinforzare.
Questo mi obbliga a guardarmi attorno e, nascosta completamente alla vista rispetto alla direzione da cui arrivavo, trovo la superba sosta su un comodo terrazzino inclinato.



Sono sudato per lo sforzo di tirare le corde e ho sete. Matteo arriva e io mi sparo quasi mezzo litro di liquidi. Non sembra ma è caldo anche sul Corno Piccolo!
Ignorando i chiodi e un bel passaggio abbastanza aggettante che permette di salire su difficoltà più elevate e guadagnare il proseguo della via, tengo la sinistra, un leggero ma ammanigliatissimo strapiombo e via si continua lungo la logica linea dentro un altro caminetto.





Mi trovo ad arrampicare proprio sulla verticale del terrazzino che ospita la S3 che io ho saltato. Qui l'arrampicata è veramente divertente, la roccia offre innumerevoli appigli, anche proteggere è un esercizio facile e godurioso.
Salgo, sicuro e tranquillo, cercando di non spezzare il ritmo del movimento ma senza fare eccessivi run-out.
La sosta, ancora una volta, è a prova di bomba, ma il secondo ancoraggio è un vecchio chiodo con anello: aggiungo un cordino dentro due piccole clessidre, così tanto per scrupolo.



Mi rendo conto che non manca molto. 
Attacco dritto e mi ritrovo su terreno facile e appoggiato, supero due spit non collegati su cui passo una fettuccia. Si potrebbe proseguire verso destra e arrampicare ancora per un paio di tiri, ma andremmo a prendere le placche finali della Bachetti-Fanesi e di Kontiki.
Opto per rimanere dove sono e sempre salendo, dopo aver aggirato uno sperone mi ritrovo all'altezza del secondo salto.
Faccio sosta. Per oggi abbiamo finito.



PS: un grazie a Daniele (dmpmontagna) per l'uso della doppia


Materiale

nda,  un set di friend, diverse fettucce e cordini per allungare le protezioni e le clessidre e magari sostituire quelli vecchi alle soste, qualche rinvio, due mezze corde. 

Relazione 

L1 - V- - 40m
Si sale il sistema di fessure prendendo quella di destra. Si percorre tutta la lunghezza con arrampicata a tratti faticosa ma ben proteggibile, fino ad uscire sulla destra del pilastro. La sosta è subito sulla sinistra. (3 ch., sosta su 1 ch. e 1 spit con cordino e maillon).

L2 - III+ - 30m
Si esce subito sulla sinistra appena oltre lo spigolo con passo un poco esposto ma facile e poi subito dritti su rocce articolate. Si percorre una fessura-camino sempre più facilmente facendo attenzione alla parete sulla destra fino ad incontrare una sosta appena sopra una comoda cengia obliqua a destra e sotto un cordone nero su masso incastrato. (1ch., sosta su spit e chiodo con cordino e maillon).

L3 - III+ - 30m
Si prosegue nella fessura-camino fino ad incontrare un cordone su clessidra. Tenendo la sinistra si giunge così in cima al pilastro. (1ch., sosta su 2 spit con cordino e maillon).

L4 - III+ - 25m
Verso sinistra prendendo la seconda fessura rispetto a quella immediatamente di fronte la sosta. La si percorre tutta fino a giungere in corrispondenza di una piccola grotta formata da uno strapiombo: a destra si possono vedere due chiodi di cui uno con cordone. La sosta si trova sul terrazzino inclinato cui si è giunti proprio dietro le spalle. (sosta su 2 spit con cordino).

L5 - IV- - 30m
Si prosegue superando un facile strapiombetto sulla sinistra, ignorando gli invitanti chiodi sulla destra, e si prosegue su terreno più facile fino alla sosta. (1 ch., sosta su spit e chiodo con cordino).

L6 - III - 25m
Dritti e poi per facili roccette fino a trovarsi all'altezza del secondo salto ben visibile sulla sinistra. Si sosta nei pressi della cengia erbosa, dietro un piccolo gendarme, che facilmente conduce alla sosta del secondo salto. (sosta da attrezzare).


Discesa

Dalla cresta si procede verso la sinistra di salita in leggera discesa verso il secondo salto della cresta NE. Arrivati in corrispondenza di uno spallone lo si aggira a sinistra sul filo di una cengia che taglia circolarmente la spalla fino a trovare la catena su fix con l'anello di calata.
Ci si cala in doppia fino ad un terrazzo erboso. Da lì guardando sulla sinistra (con alle spalle la cresta) ci si dirige verso un canale erboso incassato in una spaccatura. Lo si guadagna scendendo dentro con un passaggio di II. Lo si percorre tutto seguendo la curva che piega verso destra fino ad arrivare in corrispondenza di un forcellino sulla destra che si arrampica facilmente. Lo si scavalca e si continua a scendere per via intuitiva sul lato opposto, tenendo la sinistra. Dopo poco si incrociano tracce di sentiero che portano poi a quello che conduce al Franchetti. Si prosegue fino alla Madonnina.

 


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