martedì 3 giugno 2014

Penna della Rocca - Via Austeri var. alta - 110m - V-

Preso dalla smania arrampicatoria per l'incombente stagione estiva e anche un po' stufo di fare la solita falesia, propongo al buon Massi di ripetere insieme una classicissima della conca ternana, così lo porto a Penna della Rocca. 
Le temperature non sono ancora così bollenti da impedire di scalare su questa parete, ma la vegetazione è veramente lussureggiante e l'avvicinamento è roba da giungla tropicale (pantaloni lunghi d'obbligo!).

La "verdurosa" parete




Avevo promesso sia al mio compagno che a mia moglie che saremmo rientrati a casa per ora di pranzo, quindi invece di farmi una bella dormita in un giorno di festa mi ritrovo sveglio abbastanza presto, nella speranza di godere un po' di fresco.
Alla fine la giornata non è stata calda, ma l'avvicinamento e il rientro fatti in mezzo ad erba e vegetazione alta un metro mi hanno scatenato un prurito fastidioso e una certa sensazione di "appiccicaticcio".
Avevo una gran voglia di far funzionare friend e nut e questa parete, che praticamente mi guarda tutto l'anno è proprio l'ideale per riprendere confidenza con il mondo verticale.

Attacco il primo tiro cercando di schivare il più possibile l'erba e gli arbusti che crescono in ogni dove. La roccia ha un gran grip, mi diverto a posizionare un paio di protezioni e arrivo in meno di dieci minuti in sosta, dove mi appresto a recuperare Massi.
Il secondo tiro è abbastanza lungo e tortuoso e le precedenti esperienze mi ricordano di allungare al massimo le protezioni. Metto fettucce e rinvii lunghi come e dove posso ma alla fine mi ritrovo, ancora una volta, a dover tirare furiosamente le corde per guadagnare la seconda sosta appena sopra il piccolo tettino. Probabilmente fatico di più a recuperare corda che a scalare!
Il terzo tiro presenta qualche passetto di IV, ma in un momento di follia esplorativa, invece di andare verso destra, mi dirigo, dalla sosta, verso sinistra.
Vedo infatti un chiodo rosso (perchè bello vetusto) e seguo la direzione che mi indica.
In fondo, mi dico, non è che non potrò arrivare al terrazzino delle doppie.
Manco a farlo apposta, poi, appena uscito da un gruppetto di piccoli alberelli, sotto un evidente tetto giallastro, con sassi poco rassicuranti, vedo un netto diedro con tanti bei chiodi infissi dentro la stretta fessura che ha sul fondo.
Senza farmi troppi film salgo lungo la bella linea che oppone difficoltà intorno al quarto.
Mentre salgo mi assale qualche dubbio sulla scelta fatta di salire a sinistra. Le corde iniziano a tirare e con un insolito intuito topografico mi rendo conto di essere parecchio a sinistra della terza sosta.
Giungo sotto il tetto giallo. Non vedo altri chiodi, ma solo sassi instabili sulla parete di destra del diedro. Decido di guadagnare il bordo inferiore del tetto e cercare in qualche modo di traversare verso destra.
Per salire su quello che si rivelerà poi un terrazzino pieno di detriti e pietre, mi devo impegnare un po' di più senza possibilità di proteggere. Infatti sono circondato da roccia poco salda e non mi fido tanto. Alla fine si tratta di tre o quattro passi, ma il timore di qualche presa che si stacca è decisamente concreto.
Arrivo infine alla sosta della via, traversando per cinque o sei metri evitando di far cadere roba: credo che la testa del Massi esattamente sulla mia verticale non avrebbe gradito.
Dopo un po' arriva anche il mio compagno che ha da tribolare non poco per uscire dal fetido traverso. L'ultimo tiretto è poco significativo, io l'ho fatto diverse volte e lui vuol tornare per un'ora decente, così scendiamo di corsa in doppia fino alla base della parete.

La linea individuata è interessante, non banale, e la prossima volta voglio portarmi qualche chiodo per capire se si può uscire, o se già esce sopra, senza dover effettuare il traverso che rende il tutto poco logico e anche pericoloso.

Accesso: Dalla stazione ferroviaria di Terni si procede verso sinistra (guardando la stazione) per prendere il sottopasso sulla sinistra. Si continua fino ad una rotonda e si prende per gli uffici finanziari, in direzione dell'Hotel Garden. Si arriva ad una rotonda prima del cavalcavia e si imbocca la terza uscita. Si prosegue su una strada ad alto scorrimento fino a giungere ad un'altra rotonda di cui si imbocca la seconda uscita che conduce dentro il quartiere di Borgo Rivo. Si svolta a sinistra dopo 450 m in via del Germano, si imbocca via Vivaldi a sinistra dopo 300. Dopo 250 m circa si svolta a destra per imboccare strada della Pietrara per proseguirla fino in fondo facendo attenzione a tenere la sinistra. Si continua a sinistra su strada della Pietrara, lasciando sulla destra vocabolo Madonna dell'Olivo. Si prosegue fino in fondo fino al parcheggio del santuario.
Da lì si prende il sentiero che passa attraverso i fabbricati e lo si prosegue dritto fino ad incontrare sulla sinistra un bollo rosso segnato su un alberello. Si svolta dentro il bosco e ci si inerpica verso la base della parete che appare evidente dopo poco.
Salendo si trova la croce commemorativa per Austeri e sulla parete una targa cementata.


Materiali: NDA, le soste sono attrezzate. Portare qualche maglia rapida e qualche cordino d'abbandono (per sostituire quelli presenti se fossero troppo rovinati).

Relazione

L1 - 20m - III+
Si attacca dritti sopra la targa o poco più a destra seguendo una lama-fessura. Salendo dritti si incontra un chiodo e poco dopo, nascosto da uno sperone, sulla destra, un cordone. Si prosegue fino ad uscire su un terrazzino dove si trova la comoda sosta (2 ch., sosta 1 fix 1 ch. e cordone)
L2 - 35m - IV+
Dal terrazzino si sale facilmente dritti per poi seguire tenendo un po' la sinistra i numerosi chiodi presenti, per poi puntare ad un piccolo tetto che nasconde la sosta, che si può aggirare sia a destra che a sinistra (a destra è meglio perchè ci si può piazzare più comodi in sosta) (5 ch., sosta 2 fix e catena)
L3 - 30m - V-
Dal terrazzino di sosta si attacca sulla verticale e a sinistra puntando ad un chiodo visibile dalla sosta. Si prosegue obliquando sempre verso sinistra fino a guadagnare un evidente diedro con diversi chiodi . Si giunge in prossimità di un evidente tetto da sotto il quale si sale a destra su un terrazzino ingombro di rocce instabili (porre molta attenzione). Traversando delicatamente a destra si arriva all'altezza della sosta vicino a dei cavi metallici che imbragano dei macigni (5 ch., sosta su 2 fix 1 ch. e cordone
L4 - 20m - III-
Si sale tenendosi sulla destra e infilandosi in mezzo agli arbusti ed alberelli presenti. Si incontra una parete strapiombante che si aggira sempre sulla destra per via logica e roccette molto facili, fino a spuntare su un comodissimo terrazzo dove si trova la sosta (sosta su 2 fix e cordino)
Uscita: per la discesa si consiglia di calare il primo in modo che le corde non si impiglino nel lancio (cosa quasi scontata) fino a S2 con una calata di circa 50-55m. Da lì una seconda doppia (sempre con la calata del primo) riporta facilmente alla base della parete.

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