lunedì 3 giugno 2013

Montagna Spaccata - Via dello spigolo - 120m - 5c

Non che ci sia molto da aggiungere sulla Montagna Spaccata e sulle splendide linee che sono state tracciate. La scelta è stata un eccezionale ripiego per sfruttare al massimo una finestra di bel tempo in una fine primavera-inizio estate decisamente rigido e piovoso.
Indubbiamente la via è tra le più facili fra quelle esistenti, ma, senza vergogna, devo dire che il primo tiro mi ha messo in difficoltà. Forse perchè non mi ero scaldato, forse perchè ero da secondo o forse perchè il ruggito del mare leggermente mosso e così vicino mi aveva messo addosso una certa apprensione. Fatto sta che ho arrampicato come un paralitico (ma forse sono veramente scarso...).

Il panorama dall'uscita della via

Gaeta è veramente una perla e le scogliere con il mare che ne erode la base, la grotta del Turco, gli scorci mozzafiato che si aprono improvvisi mentre si risale la parete sono qualcosa di imperdibile.
La giornata comincia veramente presto: alle 5.30 sono già in cammino per andare a prendere Luca a Roma. Da lì scenderemo fino a Gaeta in un paio di ore. Il programma sarebbe quello di cominciare a fare le doppie non più tardi delle 9.30.
In effetti tutto fila liscio e alle 9.20 siamo già pronti alla bellissima calata, a tratti nel vuoto che ci porta fino al livello del meraviglioso mare che, spumeggiante, ci ricorda che siamo in un ambiente veramente particolare. La sensazione di essere veramente in un ambiente inusuale in cui mare terra e cielo si incontrano è stata fortissima.

La preparazione della prima calata

Calata: le doppie si fanno lungo la via dei camini

La via dello spigolo offre una certa esposizione su difficoltà molto abbordabili anche se da non sottovalutare: il primo tiro consiste in un'arrampicata su roccia saponata contro la quale non serve a nulla smagnesare o asciugarsi le mani.
L'itinerario è abbastanza evidente, anche perchè basta seguire attentamente i fittoni resinati. Questa infatti è l'unica via delle numerose che si dipanano sul lato destro della linea di calata attrezzata in tal modo.
Con Luca siamo stati molto veloci. Con due mezze corde da 60m siamo riusciti ad effettuare solo due doppie per ritrovarci all'arrivo (molto scomodo). Ci si alloggia su un bel cordone in uno spazio ristretto, rifacciamo su le corde e ci spostiamo lungo il cordone sulla destra guardando la parete con un facile traverso.
La sosta di partenza è in corrispondenza di due fix resinati.
Luca attacca il primo tiro. Con notevole grazia e una certa velocità arriva dopo poco alla sosta. Mi preparo e parto anche io. Il tiro è untissimo, mi sento legato e poco motivato, arrampico male e dopo un po' arrivo al traverso con il passo più complesso di tutta la via: roba che in falesia sarebbe appena appena da riscaldamento, ma così va la vita.

Arrivo in sosta e tocca a me. Con Luca non si tergiversa: mi aggancia il materiale residuo che aveva addosso e mi "invita" a partire dopo aver ripassato con me la linea da seguire.
Il secondo tiro in effetti è un po' complicato: dopo una decina di metri seguendo sempre i fittoni resinati bisogna traversare decisamente a destra per andare a trovare un diedro che poi dà la linea del resto della via. Non bisogna sbagliarsi e non vanno seguite le piastrine a meno di non voler finire su qualche altra via (più impegnativa).
Purtroppo calcolo male la lunghezza dei rinvii e quindi la corda comincia a fare attrito che cresce man mano che proseguo.
Con una certa fatica arrivo alla sosta sotto il tipico tetto triangolare che rimane in alto a destra. La sosta è inconfondibile, si trovano ben quattro fittoni.

Luca in arrivo a S2

Luca non fa in tempo a farsi fare la fotografia di rito perchè subito è pronto a ripartire per il terzo tiro. La via prosegue lungo il diedro con arrampicata intuitiva ma sempre sulle stesse difficoltà del 2° tiro. L'attacco infatti è abastanza atletico anche se ammanigliato e il mio compagno con grande scioltezza e senza tante parole mi scavalca e se ne va.
Dopo poco (è veramente svelto...) tocca a me, smonta tutto e parto di buona lena, arrivo in sosta, mi alloggio un momento per prendere il materiale, facciamo un paio di foto e riparto per il quarto tiro, tenendo presente che dovrò superare un masso incastrato, anche se non ci sarei dovuto arrivare.

In S3 pronto a partire

Panorama mozzafiato ed esposizione da brivido
Arrampico bene e tranquillo, ormai mi sono scaldato e riesco a concentrarmi sul movimento e godermi la giornata. In effetti sono talmente concentrato e ricordando la relazione appena letta assieme, non mi rendo conto di aver superato la sosta S4 e di essere arrivato al famigerato masso. Devo dire che forse abbiamo avuto un'esperienza di telepatia. Luca voleva concatenare i due tiri ma non me lo ha detto, io non ho detto nulla ma ho unito L4 ed L5.
Comunque mi sono divertito a superare il masso (che si muove e pure parecchio) mentre il resto dell'ultimo tiro scorre molto bene.
Arrivo in cima e solo allora mi rendo conto di aver tirato oltre 40m di tiro tutti insieme: chiamo a gran voce Luca e lo recupero.
Lui, come al solito, viene su leggero e veloce e alle 12.00 siamo fuori dalla via, in cima alla scogliera e pronti per ripartire!
Già perchè Luca ha una gran voglia di arrampicare e di macinare metri ed io, dopo una fintissima titubanza, accetto di buon grado. Quindi in mezz'ora siamo pronti alla seconda calata e alla Via Beatrice.

Accesso

Per arrivare a Gaeta, per chi viene da nord, sono possibili diverse soluzioni. Chi vuol viaggiare veloce e senza tanto traffico può percorrere l'A1 in direzione Napoli ed uscire a Cassino per poi prendere in direzione di Formia e poi Gaeta. 
Altrimenti si può percorrere la Pontina passando quindi più o meno lungo la costa e attraversando quindi Latina, Terracina, passando sotto le falesia di Sperlonga (occhio agli autovelox).
Arrivati a Gaeta ci si dirige verso il santuario della Montagna Spaccata e si parcheggia di fronte ad un bar in uno parcheggio piccolino. Da lì, a piedi, si va verso il santuario, si entra e si percorre la strada fino ad arrivare al balcone di calata, arrivo anche della via dei camini.

Materiale

Caschetto, imbrago, scarpette, corda singola (min. 70m per le doppie) oppure mezze corde, 12 rinvii, discensore/assicuratore, cordini e moschettoni per le soste.

Relazione

L1 - 5c - 20m
Si attacca la placca unta e scivolosa, si traversa dopo una decina di metri a destra fino alla cengia di sosta (vari fix e sosta su fix da attrezzare).
L2 - 4c - 40m
Si sale in verticale sulla placca sopra la sosta fino ad una evidente cengia che si percorre per una decina di metri scarsi per poi prendere l'inizio del diedro che si percorre fino alla sosta sotto ad un tettino triangolare (vari fix e sosta su fix da attrezzare)
L3 - 5a - 25m
Si prosegue lungo il diedro/camino partendo con un bel passo atletico su buone prese fino ad obliquare leggermente verso destra per giungere alla sosta (vari fix e sosta su fix da attrezzare)
L4 - 5a - 25m
Continuare dentro al diedro ottimamente appigliato, sfruttando un po' la spaccata e la parte destra del diedro stesso. Si arriva in sosta sotto al masso incastrato (vari fix e sosta su fix da attrezzare)
L5 - 5b - 15m
Superare con delicatezza e un po' di fatica il masso e proseguire poi più facilmente deviando a sinistra e seguendo i fittoni resinati fino ad uscire in cima (vari fix e sosta attrezzata) (L4 ed L5 si possono concatenare senza problemi).

Via dello spigolo: it. n. 7

   

1 commento:

  1. Bravo bella descrizione mi ricorda Le guide di arrampicata di Gian Piero Motti. Vedi Rocca Sbarua Piemonte.

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