mercoledì 20 marzo 2013

Recensione - K2 la montagna degli italiani

Spero ardentemente che gli archivi in cui è conservato questo film vadano a fuoco e che i server in cui è stato registrato si fondano: che ogni singolo bit o fotogramma vada perduto.
Anche questa volta il servizio pubblico è riuscito a dare un calcio nel culo al povero popolo italico, insozzando e ridicolizzando un'impresa che ha fatto storia, che ha fatto sognare, indignare, parlare e litigare per oltre cinquanta anni. 

Il film è stato diviso in due puntate. 
Nella prima si racconta la genesi della spedizione, la selezione degli alpinisti, l'esclusione di Cassin, la partenza per il Pakistan, l'avvicinamento lungo il ghiacciaio del Baltoro, l'inizio delle operazioni sulla montagna, la morte di Puchoz.
Nella seconda il film riparte dalla morte di Puchoz e narra le vicende della spedizione fino alla conquista della vetta e il ritorno trionfale in Italia.
Ho riflettuto parecchio se recensire questo insulto al cinema, ai film tv, alla montagna e all'alpinismo oltre che alle memorie dei vari protagonisti. L'ho trovato irrispettoso, ma a questo punto, andrò con ordine.
La struttura narrativa è da scuola elementare. La storia racconta in modo cronologicamente lineare lo svolgersi degli eventi, con delle dislocazioni spaziali per rappresentare fatti che coinvolgono la presunta fidanzata di Lacedelli e la famiglia di Compagnoni ma che non aggiungono assolutamente nulla, ma anzi appesantiscono e fuorviano dalla storia principale.
La sceneggiatura è fallimentare, con tutto quello che è stato scritto, filmato, con le interviste a disposizione, i casi di tribunale, cinquanta anni di supposizioni e opinioni del mondo dell'alpinismo, gli autori (con che coraggio si firmano tali?) non hanno saputo valorizzare ed esaltare una storia che non aveva bisogno di fronzoli amorosi o dialoghi da fotoromanzo, diamine, bastava raccontare ciò che tutto il mondo sa.
L'interpretazione dei personaggi è caricaturale, per Cassin grottesca, per altri semplicemente indecente. Bonatti è lo scemo del villaggio che racconta barzellette, Lacedelli viene dipinto come un gigolò nella prima puntata e un idiota innamorato nella seconda, Compagnoni è solo vergognoso. Gli attori non sono adeguati per esprimere le sofferenze e le fatiche vissute dagli alpinisti, tantomeno sono in grado di esprimere dubbi, paure, invidie, tensioni che invece hanno caratterizzato la spedizione.
Non mi soffermo sulla fotografia e sugli effetti speciali, ma in Italia ci sono alpinisti e montagne a sufficienza per fare qualche bella e vera ripresa di alpinismo.
Potrei continuare per parecchio, ma mi fermo: in RAI non meritano che disprezzo. Si vergognino tutti, registi, attori, autori, produttori e dirigenza per aver calpestato un pezzo di storia d'Italia e dell'alpinismo con tanta superficialità ed incompetenza.

2 commenti:

  1. Appoggio in pieno.

    Marek.

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  2. Giusto Bruno, hai analizzato tutti i principali punti (insulsi)di questa fiction tanto attesa almeno da chi "mastica" un pò di montagna, probabilmente se avessero presentato un cartone animato avrebbero fatto più bella figura.

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